La storia di Safiya Hussaini Tungar Tudu
«Voglio tornare la Safiya di un tempo, la donna che ero prima dell’incubo. Sapevo che solo in quella condizione sarei stata felice. Anche se nel villaggio mi avrebbero sempre guardata come una donna sola, ripudiata tre volte e adultera, mi stava bene così. Quel che era successo non era stato vano».
citazione tratta da “Lapidate Safiya”, di Raffaele Masto
Safiya si marita per la terza volta, ma anche questo matrimonio non dura: suo marito va via, lasciandola ancora una volta sola con i figli da mantenere. A quell’epoca, un amico del padre prende a insidiarla, arrivando a minacciarla con un coltello e a violentarla. In seguito alla violenza nascerà una figlia, Adama, che l’uomo riconoscerà come sua. Ma proprio dopo il parto, nel febbraio del 2001, Safiya a viene arrestata per adulterio. E la cosa avviene nel modo più grottesco: la giovane donna si presenta alla polizia per chiedere che l’uomo che l’ha violentata e da cui ha avuto una figlia sia costretto a darle dei soldi per mantenere il bambino. A questo punto la polizia si accorge che la sua posizione è illegale e l’arresta.
Secondo la sharia infatti una donna sposata, anche se poi divorziata, commette adulterio se si accoppia con un altro uomo. Safiya viene condannata alla lapidazione. La figlia in questo caso è una prova a carico della donna. Dopo la condanna, che viene subito conosciuta in tutto il mondo, il primo marito si rifà vivo e le propone di tornare a vivere con lei. Ma la legge islamica la punisce ugualmente con la lapidazione: il rito consiste nello scavo di una buca nel terreno appena fuori il villaggio, lì dentro viene piantata la donna come fosse un albero, in piedi, ma in modo che sporga dalle spalle in su, con le braccia sepolte, in modo da non potersi muovere e proteggere. I suoi compaesani sono chiamati a raccogliere da una montagna di pietre quelle più grosse e spigolose per lanciarle contro di lei. Dovranno colpirla finché morirà, prendendola possibilmente sulla fronte e sulle tempie. Sarà una gara di destrezza e di forza, spietata e orribile. Safiya, potrà allattare la sua bambina sino a marzo, poi verrà lapidata, come ha deciso un tribunale religioso, condannandola a morte.
Il grande parlare che si è fatto sui giornali di tutto il mondo ha sospeso momentaneamente la crudele legge della lapidazione. La drammatica questione di Safiya Husseini Tudu è stata al centro dell’incontro tra il Sottosegretario On. Margherita Boniver e l’Ambasciatore della Nigeria in Italia. L’On. Boniver, durante l’incontro, ha mostrato all’Ambasciatore parte dei numerosissimi appelli ricevuti da tutta Italia sulla drammatica vicenda ed ha chiesto chiare garanzie circa la sorte di Safiya ed il rispetto incondizionato dei diritti inalienabili dell’individuo. L’Ambasciatore della Nigeria ha fornito le più ampie rassicurazioni che il suo Governo farà tutti i passi necessari per bloccare la sentenza e restituire la libertà a Safiya.
Il 25 marzo 2002 Safiya è stata finalmente assolta dal tribunale islamico di Sokoto della Nigeria.